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Futurismo Italiano: Rivoluzione Artistica del Novecento

Futurismo

  • Aggiornato giovedì, 08 feb 2024

Nel 1909, Marinetti guida i Futuristi nel manifesto su Le Figaro, proclamando un'arte rivoluzionaria che abbraccia il dinamismo moderno. Criticano il passato, ma la loro sperimentazione sfiora l'utopia. La pittura futurista e l'architettura innovano, esaltando il movimento e la luce, sfidando la prospettiva convenzionale.

Le immagini fornite sono esclusivamente a scopo illustrativo e potrebbero non riflettere esattamente la realtà del prodotto o del contesto.

Nel 1909 un gruppo di intellettuali, guidato da Filippo Tommaso Marinetti (1876-1941), pubblica sul giornale francese Le Figaro il Manifesto del Futurismo, avviando l'esperienza letteraria e artistica più importante del primo Novecento in Italia.

I Futuristi preannunciano un rinnovamento della cultura, profetizzando l'annullamento del passato: polemizzano con la cultura del loro tempo, che ritengono decadente e romantica, definendola sprezzantemente "chiaro di luna"; giungono persine a provocare il 'buon senso' comune, auspicando la distruzione dei musei e delle loro opere accademiche.

In realtà, non faranno nulla di tutto questo: con il loro linguaggio violento essi intendono solo scuotere il pensiero corrente e il mondo dell'arte, ancorati a vecchi valori ormai superati.

La volontà di sperimentazione porta gli artisti a produrre molte riflessioni critiche. I testi di riferimento sono il Manifesto della pittura futurista, a cura dei pittori Giacomo Balla (1851-1958), Umberto Boccioni (1882-1916) e Carlo Carrà (1881 -1966), e il Manifesto dell'architettura futurista di Antonio Sant'Elia. Altri esponenti del gruppo sono Gino Severini (1883-1996) e Fortunato Depero (1892-1960).

L'esaltazione del movimento I Futuristi, al pari dei Cubisti, si chiedono che cosa di ciò che ci circonda rimane impresso nella nostra coscienza. Essi affermano che la realtà va pensata ed interpretata non secondo immagini fisse, ma in una condizione di movimento. Per questo motivo essi esaltano la velocità, espressione dei tempi moderni. Le nuove macchine, i nuovi mezzi di locomozione, diventano strumento di conoscenza, più che l'osservazione compiaciuta dei quadri di un museo. "Un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia", afferma Marinetti.

Muovendosi, l'oggetto si fonde con lo spazio circostante e crea nuove forme. Queste interagiscono con la luce, che si riflette in più direzioni: scompare, così, la prospettiva, che impone un solo punto ed un unico momento di osservazione. La linea, invece, è lo strumento pittorico più idoneo a trasmettere la velocità. Corrisponde al gesto espressivo più rapido e, insieme, più spontaneo.

Lo stesso volume dell'oggetto in movimento deve essere modificato, in funzione della traiettoria sviluppata dalla linea. Ciò genera un prolungamento della forma nello spazio: "Spalanchiamo la figura e creiamo in essa l'ambiente", affermò Boccioni.

di Concetto Vecchio

© Riproduzione riservata


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